ANCONA – Gran bella mattinata per i colori azzurri e per le Marche alle Olimpiadi di Tokyo, nella prima giornata di gare dell’atletica. Gianmarco Tamberi centra l’appuntamento con la qualificazione all’agognata finale olimpica, superando la misura di 2.28 al secondo tentativo, utile per entrare tra i primi dodici.

Alla fine, in realtà, sono tredici a superare questa quota e ad approdare alla gara decisiva di domenica sera (alle 12.10 italiane), perché i giudici scelgono di evitare di salire ancora, ammettendo al turno per le medaglie un uomo in più rispetto al previsto. Gimbo, uno che non ama scendere in pedana al mattino, getta il cuore oltre l’ostacolo e valica senza errori 2.17, 2.21 e 2.25. Con tre centimetri in più, a 2.28, l’anconetano colleziona il primo nullo, ma rimedia subito e va oltre l’asticella alla seconda delle tre prove a disposizione. E tanto basta per chiudere la partita. Fanno percorso netto solo il qatarino Barshim, il canadese Lovett, e nell’altro gruppo, il russo Akimenko (mentre il bielorusso Nedasekau, uno dei favoriti per il podio, spende tutti e tre i salti per superare i 2.25, e due a quota 2.28). Si ferma presto l’altro azzurro, il piemontese Stefano Sottile, con 2.17 e la rinuncia dopo due errori a 2.21 per un problema muscolare alla gamba di stacco. In finale Tamberi affronterà la gara più attesa della sua vita, come lui stesso l’ha definita alla vigilia. E si troverà davanti praticamente tutti gli avversari più forti.

Gimbo: “so di poter saltare molto in alto”

Come spesso gli accade, il primatista italiano è severo con se stesso: “Oggi l’obiettivo era entrare in finale – dice l’azzurro, entrato di recente nelle Fiamme Oro – ma ammetto che speravo di ottenere in pedana dei riscontri diversi. So di stare molto bene, che posso saltare molto alto, ma oggi purtroppo non sono riuscito ad ottenere quello che mi auguravo. Ora rivedremo i salti, analizzeremo ciò che non è andato bene, e cercheremo di modificare qualcosa in vista della finale”.

Non usa mezzi termini, per valutarsi: “In pedana mi sono detto: mamma mia che schifo! Dal primo all’ultimo salto non ho fatto quello che avrei dovuto. Oggi volevo andare in finale e ottenere un salto buono; il secondo obiettivo non è stato raggiunto, anche per l’avvicinamento verso le Olimpiadi, che è stato terribile; non parlo degli ultimi 20 giorni, ma dell’estate che ho vissuto, saltando male praticamente sempre. Ma, ripeto, so di poter saltare molto alto, non voglio nemmeno pensare troppo agli errori, devo solo far bene. Probabilmente quando corro veramente forte, in gara, non riesco a star dietro al salto. Chissà, magari andrà come mi è successo altre volte in passato: basterà un salto ben riuscito per sbloccarmi, come a Portland (ai Mondiali indoor vinti nel 2016, ndr)”.

L’emozione la provano anche i campioni affermati come Tamberi: “All’ingresso c’era una tenda che nascondeva lo stadio, poi entrando ho ripensato a tutto quel che ho dovuto fare per essere qui… ora sono qui, e voglio godermi questa magia”.