ASCOLI PICENO – Si è concluso con quattro condanne un processo riguardante un traffico internazionale di armi che si è tenuto ad Ascoli Piceno.

Il Collegio del tribunale di Ascoli Piceno ha condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione il principale imputato, l’81enne ascolano Franco Giorgi, a 3 anni e 8 mesi al 56enne egiziano Gamal Saad Rezkalla Botros residente a Colli del Tronto (Ascoli Piceno), a 3 anni ciascuno il 35enne Sirage Zreg, residente a Torino, e al 55enne venezuelano Paolo Rubin residente a Venezia.

Le condanne inflitte, in linea con quanto chiesto dal procuratore capo di Ascoli Umberto Monti, riguardavano attività di intermediazione per la compravendita di ingenti quantitativi di armi e munizioni da far pervenire alla Libia da altre nazioni europee, in violazione della Risoluzione Onu 1970/2011 e delle successive estensioni e modifiche.

Insieme ad altre persone, la cui posizione è stata a suo tempo stralciata, gli imputati erano tutti implicati, a vario titolo, nell’inchiesta condotta della Procura di Ascoli Piceno sul traffico di armi. La difesa di Giorgi ha sempre sostenuto che si trattava di una lecita attività di intermediazione di armi e munizioni, avendo Giorgi un permesso rilasciato dalla Bulgaria (non registrato però in Italia) e che tutto è avvenuto all’estero e non in Italia, tantomeno ad Ascoli Piceno, e per questo non sarebbe stato di competenza della giustizia italiana. Giorgi era stato a lungo detenuto per il reato di immigrazione clandestina nelle carceri libiche dove, dopo l’estradizione in Italia avvenuta ad aprile 2019, aveva raccontato di essere stato torturato.

Nel marzo 2015 Giorgi, già sfiorato da due inchieste per un presunto traffico d’armi all’epoca della guerra nella ex Jugoslavia, telefonò ad un amico in Italia sostenendo di essere stato rapito nell’ambito di una non meglio specificata missione commerciale. I carabinieri del Ros, scoprirono che stava tentando di esportare un ingente quantitativo di armi destinato, secondo gli investigatori, ad armare i fratelli libici Alarbi El Tumi, emissari della Brigata di Zintan in Libia: tre missili anticarro, mille pistole Rx calibro 9 millimetri, 45 fucili mitragliatori ‘Sniper’, da cecchino, giubbotti antiproiettile, munizioni, puntatori laser, per un valore totale di 15 milioni di euro. L’arresto e la successiva estradizione in Italia avvennero su mandato del gip di Ascoli a seguito della richiesta della Procura ascolana.