ANCONA – Le tensioni inflazionistiche generate dal conflitto russo-ucraino si fanno sempre più pesanti sulle tasche di imprese e famiglie marchigiane. L’allarme arriva dall’Istat e dagli ultimi dati dell’indice generale dei prezzi al consumo del mese di giugno. Le stime prendono in esame i capoluoghi delle regioni e delle province autonome e i comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti. Tra questi Ancona insieme ad Aosta e Campobasso registra variazioni tendenziali più contenute. In altre parole è tra le tre città in cui l’indice dei prezzi al consumo aumenta di meno, registrando una crescita del 6,7%, dato inferiore alla media nazionale che è all’8%.

Una cifra che che non si registrava da gennaio 1986 (quando fu pari a +8,2%). Le tensioni inflazionistiche continuano a propagarsi dai Beni energetici agli altri comparti merceologici, nell’ambito sia dei beni sia dei servizi. Facendo un confronto rispetto al mese di giugno dello scorso anno nel capoluogo dorico la spesa per Abitazione, Acqua, Energia elettrica e combustibili è aumentata del 26,5% mentre per i trasporti la crescita è stata del 12%. Per i generi alimentari invece ora le famiglie spendono il 9% in più rispetto a un anno fa. Ma senza guardare troppo indietro volendo confrontare le cifre del mese di giugno con quelle di maggio 2022, la crescita della spesa nel campo energetico, nei trasporti e nei generi alimentari è cresciuta rispettivamente del 1,9, 3,3 e 1, 6% . Mentre più in generale nel mese di giugno l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività varia da + 5,6 % al 6,7 % che si citava in precedenza per una variazione mensile pari dunque a + 1,1 %.