FOSSOMBRONE – Una folla composta e racchiusa nel dolore, oggi pomeriggio, ha salutato per l’ultima volta Marina Luzi, la 40enne uccisa dal cognato Andrea Marchionni, 47 anni, martedì scorso attorno alle 12 nella casa di campagna bifamiliare dove vivevano. All’interno della chiesa Santa Maria Ausiliatrice anche il compagno Enrico con la piccola Nicole, la loro figlia di due anni che non rivedrà mai più la mamma.
La comunità di Fossombrone si è stretta accanto ai familiari di Marina e ha rispettato il lutto cittadino proclamato dal sindaco Massimo Berloni, con serrande abbassate nei negozi durante il funerale, in segno di rispetto e vicinanza dopo il brutale femminicidio che si è consumato l’altra mattina in via Pirandello.
Nel frattempo, dopo l’autopsia effettuata ieri sul corpo di Marina, è emerso come sia bastato un solo colpo di pistola per ferirla a morte, in quanto il proiettile le ha lesionato l’encefalo. L’esame è stato eseguito dal medico Mauro Pesaresi all’ospedale di Fano. Le indagini sul delitto, invece, si svolgono nel più stretto riserbo del caso e sono coordinate dalla Procura di Urbino e portate avanti dai carabinieri di Pesaro.
Accanto allo sconcerto, resta un mistero il movente del femminicidio. Le ragioni che hanno portato Andrea Marchionni, un tipo schivo e solitario, ad impugnare la Berretta, scendere le scale del suo appartamento e freddare sulla porta di casa la cognata, prima di salire in macchina, percorrere due chilometri e raggiungere la caserma dei militari di Fossombrone per costituirsi. L’ex falegname, difeso dall’avvocato Donatella Del Castro, è comparso stamattina davanti al giudice del Tribunale di Urbino per la convalida dell’arresto.