Tratto dalla Rubrica “Lune-dì benessere” ogni lunedì alle 8:30 durante “Buongiorno èTV”. A cura di Anna Fata
Nelle puntate precedenti abbiamo via via compreso come il reale cambiamento può partire sempre e solo da dentro di noi. Elementi esterni, personali, situazionali, relazionali, culturali, economici, politici, nazionali, mondiali possono destare la nostra attenzione, coinvolgimento, impegno, riflessione, cambiamento, ma in realtà nulla cambia veramente, nel profondo, se non muta al tempo stesso, anzi, forse anche prima, dentro di noi.
In caso contrario il cambiamento diviene apparente, un fatto puramente estetico, manifesto, di forma, ma la sostanza resta invariata. Suona come un disco rotto che ripete, grosso modo, la medesima melodia.
Cosa significa cambiare?
Cosa è la consapevolezza e come si inserisce in tale processo?
Come il cambiamento, in realtà, va ben oltre la nostra forza di volontà che, al contrario, spesso è proprio fonte di resistenza o mutamento solo apparente?
Quali sono i meccanismi e processi del cambiamento?
Esiste un’epoca, una modalità, una personalità più adatta al cambiamento o possiamo contare tutti sul medesimo potenziale?
Di questo e molto altro parleremo nel testo a seguire.
* Primavera, tempo di risveglio e rinascita
* Cosa è il cambiamento
* Voglio, quindi posso? No, grazie!
* Oltre la ragione: Spazio all’inconscio
* Cambiare, oltre l’apparenza
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Primavera, tempo di risveglio e rinascita
Molti di noi si saranno da tempo accorti che da giorni i minuti di luce stanno aumentando, sia al mattino, sia alla sera. Si tende a risvegliarsi prima al mattino, si avverte più energia dentro e intorno a noi, l’umore si risolleva anche solo alzando un istante lo sguardo e traendo conforto dalla luce del sole che fa capolino attraverso la nostra finestra magari mentre stiamo studiando o lavorando.
Le signore che svolgono quotidianamente le faccende domestiche cominciano a occuparsi delle famose “pulizie di primavera”, anche in vista delle imminenti feste pasquali, ci si prepara alla fatidica “prova costume” in palestra, o con più o meno ferree diete, nelle vetrine dei negozi si affacciano, finalmente, dopo gli ultimi capi di moda invernale fortemente scontata, i nuovi abiti più leggeri, freschi e colorati della stagione imminente che si sta affacciando.
Nei giardini si assiste alla prima rifioritura di molte piante e alberi da frutto, i profumi nell’aria cominciano a cambiare e farsi sempre più persistenti, aromatici, inebrianti.
Inevitabilmente tutto questo innesca meccanismi fisici, ormonali, mentali, emotivi dentro di noi.
Esattamente come a inizio anno, e all’esordio del nuovo anno scolastico a settembre, anche nel principio della primavera fanno capolino in noi nuovi progetti, intenti, sogni, desideri.
In maggiore o minore parte, accade anche quest’anno, nonostante le vicende storiche, politiche, economiche, sanitarie, nazionali e internazionali destano tanta attenzione, ansia, preoccupazione, sgomento, incertezza, destabilizzazione, confusione e riduzione, giocoforza, di ogni intento alla mera quotidianità.
Difficile prendere impegni, approntare progetti, piani, fissare obiettivi nel medio, lungo termine. Troppe variabili restano al momento, per la maggior parte di noi, ignote e difficilmente prevedibili.
In queste condizioni, molti di noi, preferiscono adottare una linea di pensiero, decisione, azione più cauta, scrupolosa, attendista, prudenziale.
Eppure, nonostante ciò, non possiamo fare a meno di rilevare, complice la stagione astronomica, meteorologica, ambientale, un fibrillare interiore di energie che invocano a gran voce di essere ascoltate, espresse, impiegate in modo utile e costruttivo. Per noi e, nella migliore delle ipotesi, anche per il prossimo, la società, il mondo.
Cosa è il cambiamento
Nel senso etimologico il cambiamento implica un movimento, un girare, una trasformazione. Fa riferimento all’aspetto esteriore, ma in realtà nel cambiamento più autentico e profondo è insita anche una componente più radicale, interiore, sostanziale, di cui la forma, a volte, può anche essere espressione.
Secondo il noto psicoanalista Bion il cambiamento è reale solo se è catastrofico. La catastrofe, non sempre né necessariamente ha una accezione negativa, anche se oggi sembra essere l’interpretazione più ricorrente. Essa infatti implica prima di tutto e soprattutto uno stravolgimento della natura, un vero e proprio capovolgimento di ordine.
D’altro canto, il cambiamento è necessario, sostanziale della nostra stessa natura. Questo è finalizzato alla ricerca e perseguimento della verità che, se mancante nella nostra esistenza, lo paghiamo salatamente con grandi malattie, fisiche, mentali, emotive. Perché, in verità, l’organismo è sempre un tutt’uno.
Voglio, quindi posso? No, grazie!
Anche se la nostra epoca è votata soprattutto alla razionalità, al controllo, alla pretesa di prevedibilità, controllo, organizzazione, tecnicismo in ogni sfera esistenziale, il cambiamento non è frutto di un mero atto di razionalità.
Osservare, identificare, cambiare pensieri, atteggiamenti, convinzioni, comportamenti che riteniamo inadeguati non è sufficiente per sancire un vero e proprio cambiamento.
L’equazione: “Voglio, quindi posso”, nel tempo si sta rivelando profondamente limitata, limitante e erronea.
All’estremo, spesso e volentieri la nostra stessa forza di volontà, tanto utile per mettere a frutto, indirizzare i nostri sforzi, conseguire i nostri obiettivi, realizzare i nostri progetti, se non sostenuta da un sentire e da una consapevolezza più profonda può essere profondamente disfunzionale al nostro benessere, alla espressione e realizzazione della nostra natura più profonda e autentica.
Se si cercano di modificare solo pensieri, convinzioni, pensieri, comportamenti se si analizzano esclusivamente i pensieri per identificare i problemi, scomporli, risolverli e sintetizzare nuovi scenari possiamo magari rafforzare la nostra autostima, la motivazione, ma nel tempo tutto questo è destinato a scemare e sfumare.
Se si molla la presa, tutto sembra tornare a come si era, si pensava, si agiva prima.
Del resto, basti pensare alle famose diete dimagranti che periodicamente molti di noi hanno intrapreso, che magari per un po’ si sono rivelate efficaci e soddisfacenti, salvo poi nel tempo ritornare nelle circostanze iniziali, se non anche peggiori, con abitudini, stili di vita, condizioni di salute anche aggravate.
Se, al limite, qualcuno ci aiuta in questi processi, finiamo anche col diventare passivi e dipendenti. Non ci assumiamo più di tanto le nostre responsabilità, ci aspettiamo qualcosa di più o meno miracoloso da fuori, che a volte un poco arriva, a volte meno, ma viene immancabilmente smarrito quando calano attenzione, controllo, impegno.
Oltre la ragione: Spazio all’inconscio
Che ci piaccia o meno, tutti noi siamo chiamati a fare i conti, prima o poi, col nostro inconscio, che in qualche forma o modalità ha quasi sempre modo di manifestarsi. Questo a dispetto della nostra maggiore o minore attenzione, disponibilità, apertura al suo ascolto e orientamento.
Un sogno, una dimenticanza, un ricordo improvviso, una apparente “coincidenza”, una parola fuori posto, un gesto all’apparenza inconsulto, immotivato: molteplici sono le modalità, i tempi, i linguaggi del nostro inconscio personale e universale. Anche i fatti del mondo, se veramente ascoltati, senza giudizi né pregiudizi possono essere assai eloquenti.
Tutto ciò ci parla, oltre che dell’altro, della relazione con lui, anche di noi. Tutto, immancabilmente, ci racconta di noi, ci svela, ci mette in discussione. A patto che siamo disposti, umilmente, consapevolmente, responsabilmente a ascoltare, accogliere, non giudicare e fare tesoro.
L’inconscio è l’imprevedibile, incontrollabile, ignoto, inconsueto, non familiare, oscuro, ma non sempre né necessariamente negativo. Va ben oltre la logica coerente, di cui non conosce né condivide le modalità espressive, né il linguaggio.
In noi di fronte alla percezione, più o meno consapevole, dell’inconscio possono sorgere curiosità, ansia, irrequietezza, timore, terrore, angoscia, trepidazione.
Da una parte oscilliamo tra il desiderio di indagare, esplorare, conoscere, dall’altra ne siamo intimoriti.
L’inconscio ha bisogno di tempo. Tanto tempo. Tempi lunghi, che difficilmente si conciliano con la fretta e l’efficientismo che caratterizza la nostra epoca.
Ascoltare l’inconscio vuol dire dare un senso ad apparenti, inspiegabili blocchi, ricorrenze, coincidenze, evenienze, circoli viziosi, alle assurdità che in termini di logica ci appaiono tali.
Implica libertà e assunzione della propria responsabilità, di fronte a sé stessi e a quello che accade dentro e fuori di noi. Proprio oggi in cui rifuggiamo abilmente da noi, rincorrendo l’ennesima dipendenza, da cibo, smartphone, sesso, lavoro, sport, apparenza estetica, che cerchiamo costantemente un capro espiatorio, un colpevole, un responsabile delle sventure nostre, del prossimo, del mondo.
E così facendo evitiamo accuratamente di riconoscere il nostro ruolo in tutto ciò, fosse anche solo quello di assistere impotente e passivo, senza muovere un dito e così avvallare delle circostanze.
Cambiare, oltre l’apparenza
Il reale, profondo, autentico cambiamento non è aderire ad un credo, una morale, una istituzione, una prescrizione standard, imposta da sé stessi o da altri.
Cambiare è accedere a parti di sé anche in conflitto tra loro, contrastate, contraddittorie, ambivalenti. E’ andare al di là dei giudizi di valore, bello, brutto, buono, cattivo, giusto, ingiusto, logiche puramente razionali, auto o etero imposte, che l’inconscio non conosce.
E’ assumersi la responsabilità, la soggettività, la complessità che attengono all’animo umano, e di riflesso anche al mondo, e rilevare gli ostacoli che si frappongono tra noi e le nostre personali verità. Che non necessariamente né sempre sono anche quelle altrui.
Il cambiamento profondo va oltre la ragione e attiene alla sfera degli affetti. Sa bilanciare l’ambivalenza tra il desiderio di lasciare affiorare il cambiamento e il timore di non sapere dove potrà condurre e, con esso, chiusura, giudizio, volontà o istinto di ostacolarlo.
Il vero spazio del cambiamento va OLTRE la logica, l’atto razionale, volitivo, per aprirsi a qualcosa di ben più potente, ampio, sconfinato, imprevedibile, ma in quanto tale radicale, ricco, autentico, stupefacente.
E’ soprattutto nella relazione, nell’incontro con l’altro da sé che questo processo può compiersi. Altro da intendersi come sconosciuto e non familiare che, oltre che fuori e attorno a noi, sta prima di tutto e soprattutto dentro.
E, allora, la prossimo volta che ci rapportiamo al prossimo e al mondo, e la cosa in qualche modo ci disturba, altera, infastidisce, indispettisce, destabilizza, o crea qualche pensiero o emozione perturbante, anziché arrabbiarci, fuggire, giudicare, chiuderci in noi, proviamo prima di tutto a interrogarci.
Su noi stessi. Sulla parte oscura di noi a cui fa eco. Senza giudicare. Né noi, né l’altro.
Una magia di autentico cambiamento, forse, potrebbe sorgere. A patto che si abbandoni ogni aspettativa e tentativo di previsione e controllo. In questo modo, magari potrebbe affacciarsi un cambiamento veramente radicale e duraturo.
Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi imparare a seguire il flusso del TUO CAMBIAMENTO, più autentico e profondo, in una successiva puntata torneremo su questo tema e ti sveleremo come alimentare la corrente del mutamento interiore, evitando accuratamente le trappole e gli ostacoli che si possono frapporre tra te ed esso.
Ti ASPETTIAMO!