Sono già passati dieci anni dalla prematura scomparsa di Tommaso Paolucci, già direttore del Teatro Stabile delle Marche e direttore artistico del Teatro Sistina di Roma.
Originario di Matelica (Macerata), si era laureato alla Facoltà di Architettura dell’Università di Milano, procurandosi poi una seria formazione come organizzatore e amministratore teatrale alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano. Al termine del corso aveva intrapreso una tournée con la Compagnia di Dario Fo e Franca Rame. Nel 1976, con Gabriele Salvatores ed Elio De Capitani, aveva fondato la Compagnia dell’Elfo di Milano, e due anni dopo, insieme al regista Angelo Savelli, la Compagnia Pupi e Fresedde di Firenze.
Oggi sui social lo ricorda la moglie e collega di una vita Paola Giorgi, così: “
Ho pensato più volte a come ricordare Tommaso, a dieci anni dalla sua scomparsa. Un evento, un premio, un festival…, ma questi tempi governati dalle incertezze non hanno sostenuto i miei progetti.
Poi è arrivato oggi, questo 22 febbraio, dieci anni dopo.
Agnese, la nostra adorata Agnese, si sta laureando; io sono immersa nel Teatro, nel nostro amato Teatro.
E comprendo che non c’è modo migliore di ricordare Tommaso se non quello di celebrare i suoi amori vivendoli sempre con la stessa intensità. Perché la morte di Tommaso è sempre stato questo, una continua presenza.
Mi occupo appieno di teatro e quando incontro colleghi che lo hanno conosciuto vedo i loro occhi brillare nel ricordare aneddoti su lui. Giorni fa ero a vedere uno spettacolo, saluto una persona: – Piacere, Paola – Ma sei la moglie di Tommaso! Non ti avevo mai vista, ma ti ho riconosciuta subito dai suoi racconti. – Un episodio pieno di tenerezza, che narra il nostro Noi, quanto questo fosse profondo. E oltre. Vivo immersa nel teatro perché qui trovo Tommaso, nelle azioni, negli interrogativi, “Che farebbe Tommaso adesso?” In questi dieci anni il teatro è profondamente cambiato, nella sua ritualità. È cambiato nei modi di confrontarsi, nelle sue urgenze che spesso hanno dovuto cedere il passo a logiche autoreferenziali. Tommaso avrebbe combattuto per mantenerne l’essenza e ne avrebbe valorizzato l’evoluzione. Perché lui il Teatro ce l’aveva dentro.
Stasera al Brancaccio c’è la prima de “La Piccola Bottega degli Orrori”, con cui 35 anni fa iniziò la storia con la Compagnia della Rancia. Sembra un caso sia proprio oggi, sorrido, perché so che è Tommaso che ci regala, ancora una volta, la sua presenza”.