Lune-dì di Benessere: “Generazione Like e Cuoricini”. Perché essere generoso ti può fare bene alla salute.
Riflessioni e consigli, a cura di Anna Fata-
“Nella prima puntata di questa rubrica, intitolata “I Media siamo noi. Se non ti piace questo mondo, cambia Te stesso!” abbiamo analizzato, tra i tanti aspetti, anche il modo in cui il Web, i Social Media plasmano la nostra visione della realtà, il pensiero, le emozioni, e con essi i comportamenti.
Al tempo stesso, però, questi nuovi strumenti, piattaforme, ci permettono di essere tutti piccoli e grandi editori di contenuti e in quanto tali noi stessi possiamo contribuire a dare forma a queste realtà mediate dagli schermi, ma anche al mondo immediato, concreto, e, in primis a noi stessi.
Insomma, il famoso “mondo migliore” in cui molti di noi auspicano di vivere si costruisce a partire da dentro di noi, quotidianamente, nel nostro intimo, e poi intorno, in casa, in famiglia, nei luoghi che frequentiamo, e, in senso più ampio, nella intera società.
Il potere del cambiamento, maggiore o minore che sia a seconda delle persone, degli eventi, delle circostanze, degli strumenti lo abbiamo almeno un poco tutti. E laddove magari non c’è possibilità di azione concreta, resta comunque la responsabilità, la libertà, il potere di agire dentro, nel nostro intimo, nel profondo della propria persona.
Generazione Like e cuoricini
Oggi osservando sempre più spesso e massicciamente le esistenze altrui che si mettono in mostra nel Web e nei profili Social, ogni sorta di pensiero, giudizio, riflessione, ma soprattutto emozione ci può sorgere.
Il tutto accade in maniera subitanea, repentina, accelerata, esattamente come è il nostro modo di scorrere le timeline dei nostri schermi.
Si passa da gioia, a dolore, da scoramento, a entusiasmo, da compartecipazione costruttiva alla più bieca e distruttiva invidia in un istante. A volte le nostre reazioni interiori sono talmente rapide e susseguenti l’una a all’altra che neppure abbiamo il tempo di accorgercene e comprenderne il senso. Altre volte, al limite, accadono inconsciamente, ma non per questo hanno meno potere e influsso su di noi, le nostre sensazioni, pensieri, e successive eventuali azioni concrete.
Le stesse emozioni le condividiamo sempre più con semplici “emoticon”, che neppure dobbiamo digitare, ad esempio, perché offerte in un panorama limitatissimo quando siamo chiamati ad esprimere il nostro giudizio nei Social ad una riflessione, una immagine, un video.
Tutto accade in una frazione di secondo.
Tutto si riduce ad un mero “click” con il mouse o uno sfioramento di dita su uno schermo.
Nel caso di situazioni di bisogno, richiesta, più o meno manifesta o latente, di adesione pubblica ad una causa individuale o sociale questo appare ampiamente evidente.
Ci riduciamo ad un Like, un cuoricino, oppure un visino lacrimante. Talvolta scriviamo una sigla di commiato, neppure la frase per intero, oppure parole di circostanza, vicinanza, solidarietà, buone intenzioni che durano solo lo spazio di pochi minuti o, se va bene, ore nella nostra mente, ma che difficilmente si traducono in una azione concreta, reale, strutturata, sistematica nel tempo che coinciderebbe con un nostro reale cambiamento interiore.
E’ il caso, ad esempio, della generosità.
Ci sentiamo generosi se dedichiamo un istante ad un “Sms solidale” di donazione, ad un più corposo bonifico durante le feste comandate, o a scadenze definite, ma dentro di noi, e per lo più anche fuori, continuiamo a condurre le nostre vite ovattate, nell’agio e nel comfort, nonostante la possibile, obiettiva fatica, le lamentele, le paure, senza che cambi veramente qualcosa, radicalmente, nel profondo.
Chi è veramente generoso, chi offre non il superfluo, ma quello che realmente gli è essenziale per vivere difficilmente lo sbandiera ai quattro venti. Chi è veramente generoso, di solito, non si sente tale, anzi, al contrario.
Perché essere generoso ti fa bene alla salute
Poiché obiettivamente la vera generosità, quella che comporta un totale annullamento di se stessi e del proprio ego, è non solo ardua, rara, ma magari non sempre conseguibile, né consigliabile, forse potrebbe valere la pena porre l’attenzione su come una disposizione d’animo generosa e le relative azioni che ne conseguono possono fare bene sia a noi stessi, sia al prossimo.
Del resto, se ci pensiamo bene, molti di noi, pur nella onestà, schiettezza, trasparenza, spontaneità dei gesti affermano che li compiono proprio perché fanno sentire bene, utili, e offrono un senso al proprio esistere.
Quindi, un beneficio per se stessi.
Generosità e egoismo, pertanto, in maggiore o minore misura, coesistono in ciascuno di noi. Non è bene, né male. Semplicemente accade. Importante è esserne consapevoli.
A livello scientifico quali sono gli ulteriori benefici per noi, quando decidiamo di assumere modalità interiori e comportamenti concreti di generosità?
Tra i tanti possiamo citare:
* una vita più longeva
* maggiore felicità
* pressione arteriosa più bassa
* aumento degli ormoni del piacere e del benessere
* minori tassi di depressione
* più accentuato senso di legame e connessione con gli altri e il mondo
* più fiducia nell’altro, nel mondo, e nel futuro
* incremento della autostima
* riduzione dei livelli di stress
* più radicale senso di collaborazione, cooperazione con gli altri
* aumento della compassione, della comprensione, del senso di vicinanza.
I vantaggi personali, che si assommano e sovrappongono a quelli più ampiamente sociali, oltre che del diretto designato, implicano una riduzione delle disparità, maggiore benessere e qualità della vita per tutti, sembra che possano durare nel tempo, a patto che questa diventi una scelta di vita continua, spontanea, autentica, onesta di vita e protratta nel tempo.
Il bello di tutto ciò, inoltre è che si è visto che non conta quanto si fa o si dona, ma è proprio il fare o dare al prossimo, in sé e per sé che rende ragione di tali benefici. Insomma, agire per gli altri, spendere per il prossimo può rendere più felici e soddisfatti che non farlo per se stessi.
La prossima volta, dunque, in cui ci sentiremo carenti, mancanti, sfortunati, bisognosi, quando avvertiremo di volerci consolare con un premio, un dono, una azione, anziché pensare sempre e solo a noi stessi, proviamo a riscoprire la ricchezza che ciascuno di noi ha dentro.
E, magari, consideriamo di donarlo all’altro.
Almeno proviamo.
E osserviamo quanto accade, dentro e fuori di noi.
Senza particolari giudizi, aspettative, commenti.
Introduciamo un piccolo cambiamento nelle nostre routine e registriamone gli effetti.
Alla peggio, avremo contribuito, anche solo per un istante, a costruire quel famoso “mondo migliore”.
Anna Fata