MACERATA – La Polizia di Stato di Macerata ha posto sotto sequestro beni per quasi 3 milioni di euro, tra quote e compendio aziendale di sei società operanti nei settori immobiliare ed edilizio, 15 fabbricati, 26 terreni, tre veicoli e rapporti finanziari, ai danni di un imprenditore edile di origini calabresi, da un ventennio residente nelle Marche, già sottoposto dal 2020 alla sorveglianza speciale e l’obbligo di soggiorno per tre anni. Il provvedimento di confisca ai sensi della normativa antimafia, che segue un altro simile nell’ottobre 2022, è stato varato dal Tribunale, accogliendo le proposte di Procura e Questura di Macerata, dopo un’ampia indagine della Divisione e del Servizio Centrale Anticrimine.

“Coinvolto in passato in diverse vicende processuali riguardanti reati tributari, finanziari, fallimentari, contro il patrimonio e la pubblica amministrazione e in materia di rifiuti”, l’uomo – riporta una nota della Polizia – è “altresì imputato dinanzi al Tribunale di Palermo per riciclaggio aggravato dalle finalità mafiose, avendo le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale Antimafia del capoluogo siciliano accertato consolidati legami con Cosa Nostra nel periodo 2014-2015”.

Secondo le ricostruzioni, utilizzando lo schermo di compagini societarie a lui indirettamente riconducibili, l’uomo avrebbe agevolato, nell’ambito di uno stabile rapporto di collaborazione fiduciaria, un esponente di vertice di un clan del mandamento mafioso di Resuttana (Pa), nella realizzazione di operazioni di natura immobiliare e finanziaria finalizzate all’investimento delle risorse economiche illecite dell’organizzazione mafiosa in provincia di Roma e in Romania.

Le investigazioni hanno permesso di accertare come il soggetto, a fronte di una situazione reddituale di natura contenuta, abbia costituito, in territorio marchigiano e con l’interposizione fittizia di familiari e prestanome, un importante e articolato sistema societario che operava nel settore immobiliare, mediante la realizzazione di sistematiche operazioni per impedire la diretta riconducibilità delle strutture imprenditoriali alla sua persona. Società utilizzate per operare trasferimenti di beni e di ricchezza, per giustificare spese e conseguente abbattimenti di utili (anche con ricorso a fatturazioni inesistenti), per parcellizzare e al contempo riciclare denaro, celando la disponibilità di somme provento di reati.