CAMERINO – Procedure complesse, norme e ordinanze sempre in evoluzione, scadenze inutili, difficoltà nella ricostruzione dei centri storici: in estrema sintesi è il disagio che viene espresso nella lettera, firmata dall’ingegnere Roberto Di Girolamo di Camerino e da Gianfranco Ruffini, presidente della Commissione Sisma dell’Ordine degli Ingegneri di Macerata, e poi sottoscritta da una settantina tra ingegneri, geometri e architetti, inviata agli Ordini, ai sindaci del cratere, al commissario al sisma 2016 Giovanni Legnini e ai presidenti delle quattro regioni Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio.
Scrivono gli ingegneri nella missiva: “E’ opportuno che venga posta all’attenzione degli enti in indirizzo la mancanza delle condizioni minime per poter affrontare una così impegnativa ricostruzione in maniera dignitosa. I punti su cui focalizzare l’attenzione sono molteplici, e tra questi è indispensabile segnalare le procedure tecnico – amministrative molto complesse. Mole di documenti da presentare nella procedura relativa ai finanziamenti previsti per la ricostruzione (DL 189/2016) enormemente superiore a quella necessaria per una pratica di superbonus 110, trattandosi comunque sempre di detrazioni di imposta. Poi i continui cambiamenti della normativa di riferimento. Sin dall’inizio della ricostruzione si susseguono ordinanze che vengono poi modificate da provvedimenti successivi; anche la possibilità di integrare e/o sostituire i finanziamenti della ricostruzione con il super bonus 110, pur rappresentando una ulteriore risorsa per il cittadino, ha reso molto più complicata ed incerta l’azione progettuale (molti professionisti trovano più appetibile lavorare solo per il 110), anche per il fatto che solo negli ultimi giorni dell’anno passato è stata definita la nuova tempistica con relativa proroga. Inoltre, sempre il superbonus 110 non è applicabile per le attività produttive e per più di due unità immobiliari di uno stesso proprietario, relativamente ai lavori trainati. Ulteriore incertezza, con relativo appesantimento del carico di lavoro per noi tecnici, deve essere attribuita alla continua modifica delle impostazioni finanziarie sia per il calcolo del costo convenzionale, che per i prezzari di riferimento (O.C. 118, 121, 123) generando, in alcuni casi, appetiti deleteri da parte delle ditte appaltatrici”.
Si legge ancora nella lettera: “ I centri storici rappresentano una delle problematiche più complesse e non ancora completamente risolte. Le perimetrazioni hanno bloccato per lungo tempo diverse zone e sono state in parte rimosse successivamente. Gli aggregati appaiono difficoltosi per ciò che riguarda sia la gestione amministrativa, che quella tecnica, con particolare riferimento alle interazioni con altri interventi adiacenti. I vincoli di carattere storico ed ambientale rendono necessari ulteriori pareri che rallentano il processo di consegna dei progetti (nel caso di un solo ente il parere va chiesto prima della consegna) e spesso comportano modifiche sostanziali”.
E poi ancora “Continuano a susseguirsi e sovrapporsi di scadenze. Dopo le prime ordinanze noi tecnici chiedemmo che venisse organizzata una programmazione con priorità collegate al numero di residenti fuori abitazione, così da consentire un approccio progettuale ben definito da parte dei progettisti locali: ciò non fu accolto. Successivamente iniziò il “balletto” delle scadenze degli edifici lievemente danneggiati con proroghe definite da leggi parlamentari. Poi venne presa la decisione di mandare a scadenza definitiva i “danni lievi” costringendo gran parte dei professionisti ad impegnarsi anche su immobili senza residente, nonostante fosse stato chiesto ripetutamente di dare seguito prioritariamente alla progettazione su edifici con residente (tale imposizione ancora non trova spiegazione razionale). Ulteriore impegno con relativa scadenza è stato imposto con la manifestazione di volontà dei danni gravi che poi è stata puntualmente prorogata. Nel mese di Dicembre 2021 sono stati inviati dall’USR, come chiesto con specifica ordinanza commissariale, i decreti di rigetto dei “danni lievi” con possibilità di integrare la documentazione entro novanta giorni: ultima scadenza Marzo 2022”.
“La goccia che ha fatto traboccare il vaso è rappresentata dall’ordinanza 123 del 31.12.2021 che indica il 30 Giugno 2022 come scadenza degli edifici “danno grave” con residente, pena la sospensione del CAS e/o il pagamento di un affitto per coloro che occupano le SAE e MAPRE. Non riteniamo giusto far ricadere sui progettisti la volontà di soggetti istituzionali di sospendere le forme di aiuto a coloro che hanno perso la casa dove risultavano abitare e/o risiedere Si fa presente che gli accordi previsti di prestazione professionale tecnica (Ordinanza n. 108) non prevedono alcuna relazione tra il ritardo nella presentazione di un progetto con la perdita del sostegno alle famiglie terremotate e di conseguenza, a seguito delle cambiate condizioni alla base dello svolgimento delle prestazioni richieste, nulla, pertanto, può essere addebitato direttamente al tecnico in caso di mancato rispetto di tale termine. Alla luce di quanto sopra premesso, con atto di profonda responsabilità, comunichiamo che gli attori principali della ricostruzione post-sismica sono intenzionati a non onorare i contratti sottoscritti, gli impegni presi e le promesse fatte in virtù delle diverse condizioni che emergono con le nuove ordinanze. Siamo consapevoli che tale atto comporterà un grave danno alla ricostruzione, ma le condizioni di lavoro, i continui cambiamenti, l’assenza di programmazione, non permettono di adempiere agli impegni tecnici professionali che devono essere l’aspetto primario che contraddistingue un lavoro di qualità e che risulta alla base di una ricostruzione post-sismica”.