Preferisci avere ragione o amare? La rubrica Lune-dì Benessere dedicata a San valentino. A cura di Anna Fata.
Quinta puntata, “Lune-dì Benessere“. Tema di oggi: Preferisci avere ragione o amare?
Di Anna Fata, in onda tutti i lunedì alle 8:30 durante Buongiorno èTV con Maurizio Socci.
Come l’amore può contribuire alla nostra crescita personale e al nostro benessere
Nella precedente puntata di questa rubrica, intitolata “Come scoprire il vero senso della vita
La semplicità di una esistenza quotidiana” abbiamo analizzato la ricerca dei veri valori essenziali per una vita degna di essere vissuta, capace di farci crescere, realizzare, soddisfare, essere felici, utili e disponibili verso il prossimo e il mondo. Insomma, ciascuno di noi, accanto ai propri desideri, obiettivi, progetti, ha una sua collocazione sociale con cui fare costantemente i conti. Tutti in questo senso siamo chiamati a contribuire in modo attivo, propositivo, costruttivo al contesto di cui siamo parte costitutiva.
Il famoso mondo migliore che molti di noi auspicano, si costruisce dentro, nella interiorità, si declina fuori, con atti concreti, e si diffonde intorno, con la propria presenza e la propria attività.
Tra i grandi valori che molti di noi, forse, hanno avuto modo di riscoprire in questi ultimi anni, complice anche il delicato momento storico, sociale, culturale, economico, professionale, sanitario che abbiamo attraversato e in cui in ampia parte sia tuttora immersi, vi sono le relazioni, gli affetti, l’amore.
L’amore è sicuramente una delle aree della nostra vita a cui dedichiamo più attenzione, su cui riversiamo più energie, aspettative, sogni, progetti, obiettivi, fin da giovani. Cambiano le forme, le modalità, le declinazioni, i tempi, le energie, ma l’inclinazione interiore resta intrinsecamente dentro di noi.
Mai come oggi abbiamo bisogno di dare e ricevere affetto, attenzione, calore, afflato, disponibilità, amore per noi stessi e il prossimo.
Eppure, le relazioni in cui si declina e concretizza amore sono sempre più delicate, frammentarie, ambivalenti, conflittuali, in crisi.
Nonostante ciò, non ci stanchiamo di sperare, cercare, osservare, sognare. Tutto questo sembra non bastare a risolvere le contraddizioni con cui ci affacciamo in questo complesso mondo di affetti e sentimenti.
Cosa ci impedisce di amare in modo sano, costruttivo, autentico?
Esiste una età dell’amore?
Quanto conta la personalità, la familiarità, la genetica nel saper costruire relazioni solide e durature?
Ultimo, non ultimo, siamo sicuri di sapere cosa sia veramente amore?
Gli ostacoli all’amore: Avere ragione a tutti i costi
Perché si vuole avere ragione
Da dove nasce il voler avere ragione
Cosa vuol dire amare
Da innamoramento ad amore
Gli ostacoli all’amore: Avere ragione a tutti i costi
Spesso non siamo sufficientemente disponibili, consapevoli, umili da assumerci le nostre responsabilità all’interno delle relazioni.
Addossiamo le responsabilità, che noi definiamo “colpe”, all’altro, ma siamo letteralmente ciechi di fronte al nostro contributo all’andamento di uno scambio umano.
Siamo i primi che alimentiamo determinate dinamiche, spesso disfunzionali e deleterie, ma incolpiamo l’altro di compiere questo. Si crea così un circolo vizioso che si autoalimenta pressoché all’infinito. Almeno fintanto che uno dei due interlocutori non si ferma un istante, compie un atto di profonda autoconsapevolezza e comincia a rendersi conto quale sia il suo ruolo in tali dinamiche e, magari, decide di cambiare o cessare tale atteggiamento.
Esercita a tutti gli effetti un atto di grande consapevolezza, coraggio, umiltà, responsabilità.
Se è vero che incontrarsi è frutto del caso – anche se fino ad un certo punto, perché non sempre il prossimo ci viene a scovare nei meandri di casa, se viviamo una vita del tutto reclusa e segregata – è altrettanto vero, forse, che restare insieme, costruire una relazione e amore è il risultato di impegno volontario, costante, responsabile, cadenzato nel tempo.
Rivendicare una presunta “ragione” quando una ampia parte dei vissuti, pensieri, giudizi, interpretazioni delle situazioni, fatti, eventi è soggettiva è uno dei fattori che maggiormente allontana i partner.
Incancrenisce, irrigidisce, raffredda ogni slancio emotivo, intellettuale, fisico. Suscita resistenza, rancori, rabbie, conflitti. Innesca lotte di potere pressoché infinite, sino a imolarsi per avere la classica ultima parola.
Perché si vuole avere ragione
Nella lotta disperata verso la rivendicazione della ragione si crede che si possa trovare l’unico modo possibile per affermare, pretendere, ottenere il riconoscimento dei propri bisogni, necessità, aspettative, sogni, desideri.
In realtà, spesso e volentieri tali lotte si focalizzano su dettagli, apparenze, piccole e grandi meschinità quotidiane dietro le quali si cela un mancato contatto con quelli che sono i nostri più reali, autentici vissuti.
Si cerca di controllare se stessi, l’altro, la situazione, si coltiva una immagine ideale di sé, del partner, della relazione e ci si batte strenuamente affinché tutto questo sia a propria icona e somiglianza. Si coltiva la forma e la si sostituisce alla essenza, alla nostra autenticità più profonda, a quello che siamo e che per noi conta veramente.
Cerchiamo un colpevole fuori che giustifichi le nostre fughe, da noi stessi, dall’altro, dalle relazioni. E non ci accorgiamo di come ciascuno è responsabile prima di tutto e sopra tutto di se stessi.
Lamentarsi, rimuginare, giudicare, criticare, incasellare, etichettare diventano le attività abituali e predilette nella relazione, che celano una incapacità di osservare, conoscere, comprendere, accettare l’altro, oltre che se stesso, per quello che è.
Di fatto una persona diversa e autonoma rispetto a noi. Anche e soprattutto all’interno di una relazione di coppia.
Tutto questo complesso e farraginoso atteggiamento contribuisce ad anestetizzare le nostre paure più recondite. Non vogliamo fare un passo indietro, non siamo disposti a perdere l’immagine, l’apparenza, il presunto controllo su noi, l’altro, la relazione. Siamo terrorizzati da quello che potrebbe emergere, di noi e dell’altro, che non siamo disposti a conoscere e vivere.
Viviamo costantemente tra rancori, odi, rivendicazioni, rimuginazioni sul passato, teniamo i conti dei presunti torti subiti, compiamo bilanci sul dare-avere, chiediamo puntualmente il conto, come se l’altro ci dovesse e tutti i costi qualcosa.
Da dove nasce il voler avere ragione
Fin da piccoli ci è stato insegnato ad affermarci, prevalere, imporci, essere “vincenti”. Oggi più che mai viviamo in una società e cultura altamente competitiva, agonistica, individualista che privilegia il predominio, l’auto affermazione, l’auto realizzazione, a discapito di dialogo, collaborazione, comprensione, accettazione, rispetto, cooperazione.
In realtà, ascoltare, osservare, non giudicare, sia noi stessi, sia l’altro, ci può aprire un mondo, insegnarci qualcosa di nuovo, utile, costruttivo, arricchente. Anche se questa disposizione ci schiude le porte alla incertezza, destabilizzazione, precarietà, non controllo, di fatto, è l’essenza della vita, dell’amare.
Il mondo, l’altro, noi stessi: niente e nessuno è veramente come vorremmo noi.
Cosa vuol dire amare
In realtà, tentare a tutti i costi di avere ragione è agli antipodi dell’amare. Amare è osservare, ascoltare, comprendere, accettare l’altro, senza cercare di manipolarlo, circuirlo, cambiarlo.
E’ smetterla di cercare approvazione, riconoscimento, briciole di un affetto surrogato tramite una ragione che non sembra mai abbastanza. E’ non porre più l’attenzione sulla forma, l’immagine, l’apparenza, e rifocalizzarla sull’essere.
E’ la costruzione congiunta e condivisa di un ambiente caldo, confortante, rassicurante, confortevole in cui cui ciascuno può svelare se stesso nel proprio intimo.
E’ accettare insicurezza, precarietà, libertà, propria e altrui, con tutti i rischi e le responsabilità che comportano.
E’ rinunciare alle difese. E’ integrare rispetto alla razionalità e alla logica, anche il sentimento, la spiritualità e la fisicità.
Da innamoramento ad amore
Se è vero che la maggior parte di noi, almeno una volta nella vita ha provato una forma di infatuazione profonda, con trasporto fisico, emotivo, intellettuale verso l’altro, non tutti noi abbiamo trasformato questo impeto iniziale in un amore, e nell’amare, e nella costruzione di una relazione duratura, solida, stabile.
L’innamoramento accade. L’amore, l’amare, si costruiscono ed esplicano volontariamente, nel concreto e nel quotidiano. Sono gesti frutto di libera scelta e responsabilità.
Se nell’innamoramento l’altro, noi stessi, il mondo appaiono idilliaci, idealizzati, estremamente desiderabili e positivi, in amore tutto dell’altro può essere conosciuto, accolto, accettato, anche se non necessariamente condiviso.
Nel processo di amore, a differenza dell’innamoramento in cui si è abbagliati e spesso confusi e disorientati e sviati, si è capaci e disponibili di vedere se stessi e l’altro per ciò che è , con i suoi limiti e le sue potenzialità. Amando e conoscendo se stessi, si impara ad amare e conoscere anche se stessi.
Così come si consente a se stessi di manifestarsi ed essere, semplicemente, quel che si è, nella propria essenza profonda, si offre altrettanta opportunità anche all’altro.
E si cresce. Noi, l’altro, la relazione.