ANCONA – Una carezza affidata all’infermiera per il padre, distante e malato. E’ un’immagine tenera e straziante insieme, di un fine vita crudele, lontano dagli affetti. Replicata per più di 100 mila volte in Italia, tale è il numero dei decessi in un anno di pandemia da Covid-19 in Italia. Secondo i dati elaborati dall’Istat, nell’anno 2020, il totale dei decessi è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra. Una sorta di terzo conflitto mondiale.
La prima vittima nelle Marche è stata registrata il 2 marzo 2020 a Fano. Era solo l’inizio. Ne è seguito un aumento esponenziale di decessi che ha segnato soprattutto la provincia di Pesaro Urbino portando le Marche, nella chiusura del 2020, ad un delta quasi del 28% in più della mortalità generale, il dato più alto del Centro Italia. Erano quasi 1000 le vittime del Covid nelle Marche a giugno. Dopo la tregua estiva, sono tornate a sfrecciare le ambulanze, a dilagare il contagio, a riempirsi gli ospedali. A contare i morti, a inizio settembre. Il bilancio, in piena terza ondata, si aggiorna ogni giorno e ora vira verso i 2500 decessi nelle Marche.
Bandiere a mezz’asta e un minuto di silenzio nei comuni d’Italia, oggi, per la prima giornata delle vittime del Covid-19. Il bilancio tragicamente continua ad essere rivisto ogni pomeriggio con la triste “scheda arancione” del Servizio Salute della Regione Marche, mentre tutte le speranze sono riposte nei vaccini, che tra blocchi e scorte limitate, dovrebbero essere l’elemento di via d’uscita dall’incubo.