ANCONA – Il lavoro e la sicurezza sul lavoro sono elementi fondamentali su cui ridisegnare l’intero sistema economico della regione, che sconta la difficoltà di un tessuto produttivo e dei servizi dove la competizione spesso si gioca proprio sul contenimento dei costi. Nel periodo gennaio/luglio, il dato degli infortuni è diminuito del 18% rispetto allo stesso periodo del 2022; il calo tuttavia è stato determinato dagli infortuni da Covid.
“Contestualmente – afferma in una nota la Cgil – crescono le malattie professionali del 18% rispetto allo stesso periodo del 2022. Solo nella regione, gli infortuni mortali negli ultimi 10 anni sono stati 376, una strage che non si riesce neanche a commentare”.
Dai dati elaborati dall’Ires Cgil Marche, si evidenzia che la spesa sanitaria sulla sicurezza che dovrebbe essere pari al 5%, nella nostra regione si attesta solo al 3,92%. In tutto il territorio regionale sono appena 50 i tecnici della prevenzione, a fronte di un sistema industriale manifatturiero ancora molto forte e diffuso e un’area del cratere del sisma che rappresenta oggi uno dei più grandi cantieri d’Europa.
“Ogni tecnico della prevenzione dovrebbe ispezionare oltre 2.700 aziende l’anno e sorvegliare 9700 lavoratori – specificano i sindacati -, è evidente che in questa condizione non è possibile garantire nemmeno i controlli su segnalazione, figuriamoci un’attività mirata e efficace di prevenzione”.