L’AQUILA – Si è svolta ieri l’udienza preliminare al Tribunale de L’Aquila, nella quale il gup ha nuovamente chiamato in causa il ministero dell’Interno e la presidenza del Consiglio dei Ministri, come responsabili civili, per l’alluvione che il 3 maggio 2014 inondò la città di Senigallia, provocando vittime e danni ingentissimi.

In caso di condanna degli indagati, dovranno dunque rispondere in solido per risarcire gli alluvionati assieme al Comune di Senigallia, alla Provincia di Ancona e alla Regione Marche. Il procedimento era stato spostato a L’Aquila perché uno dei componenti del collegio giudicante del Tribunale di Ancona era risultato tra gli alluvionati.

Si tratta in realtà di una seconda fase perché il processo è ripartito dopo un errore nel capo d’imputazione contestato: inizialmente c’erano inseriti anche i reati già prescritti. Rimane in piedi solo quello di inondazione colposa a carico, tra gli altri, degli ex sindaci di Senigallia Maurizio Mangialardi e Luana Angeloni e Flavio Brunaccioni, in quanto, allora, responsabile della Protezione civile. Il processo potrà ripartire il 23 luglio quando si terrà sempre nel capoluogo abruzzese una nuova udienza.