Con il consueto messaggio agli studenti in occasione del 25 aprile, si riaccende la polemica attorno alle parole del direttore dell’Ufficio scolastico delle Marche, Marco Ugo Filisetti. L’accusa è nell’aver “messo sullo stesso piano nazifascisti e partigiani”.

Scrive Filisetti: “Dopo la grande catastrofe, il “25 aprile” darà vita alla nuova Costituzione, con il superamento delle antitesi disperate, delle demonizzazioni reciproche, ammettendo per tutti la propria storia, senza con ciò confondere il bene col male, ma riconoscendo il supremo valore della pace nel suo significato proprio, cioè dell’unione che salda armonicamente un popolo con la pasqua , ossia “passando oltre” senza perdere memoria e ragioni del proprio passato“. Nessuna presa di distanza, nella sostanza, dall’esperienza fascista.

Tanto è bastato per la replica di Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana: “Puntuale, il già leghista Filisetti, dà sfoggio del suo messaggio revisionista, mettendo come al solito sullo stesso piano nazifascisti e partigiani, sullo stesso piano difensori della dittatura e combattenti per la libertà e la democrazia”.

Fratoianni prosegue tirando in ballo il ministro Bianchi: “Il fatto che il ministro dell’Istruzione Bianchi lo abbia lasciato al suo posto lascia sconcertati, evidentemente condivide il suo pensiero. Presenteremo una nuova ennesima interrogazione parlamentare per la sua rimozione da quel ruolo”.

La lettera integrale del direttore dell’Usr Marche, Filisetti

L’Italia con il decreto legislativo luogotenenziale del 22 aprile 1946 ha stabilito che «A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale», festa istituzionalizzata stabilmente il 27 maggio 1949, con la legge 260.

Il 25 aprile del 1945 vedeva infatti la vittoria finale degli eserciti delle Nazioni alleate (Stati Uniti d’America, Unione Sovietica, Impero Britannico, Francia ed altre) con l’apporto del Comitato di Liberazione Italiano  e del Corpo Italiano di Liberazione, sulla Germania nazista e sulla Repubblica Sociale Italiana, con il conseguente affrancamento   dalle loro forze armate, formalizzato con la resa delle truppe tedesche a Medesano (Parma) il 29 aprile e degli ultimi reparti della Repubblica Sociale il 3 maggio a Rovereto.

Con il 25 aprile terminava così in Italia la seconda guerra mondiale che causò tra gli Italiani oltre 300.000 Caduti militari e 150.000 civili: a tutti loro, unitamente ai Caduti di tutte le altre Nazioni va il nostro commosso e reverente ricordo.

Un immane conflitto che in particolare ha visto gli Italiani fronteggiarsi per le rispettive ragioni, giuste o sbagliate, per i rispettivi sogni, condivisibili o meno, ma di cui tutti si sentivano carichi, dando luogo ad uno scontro marcato dal ferro e dal sangue, che ha diviso, frantumato il nostro popolo.

Ma dopo la grande catastrofe, il “25 aprile” darà vita alla nuova Costituzione con progetti ideali, lucidi, ispirati ad un alto senso di giustizia, con il superamento delle antitesi disperate, delle demonizzazioni reciproche, ammettendo per tutti la propria storia, senza con ciò confondere il bene col male, ma riconoscendo il supremo valore della pace nel suo significato proprio, cioè dell’unione che salda armonicamente un popolo con la pasqua , ossia “passando oltre” senza perdere memoria e ragioni del proprio passato.

Con il “25 aprile” nasce la missione forte, ora affidata a voi nuove generazioni: non la fazione, non la setta, non i rancori, non gli odi dietro i quali i popoli si sfaldano, ma costruire la Comunità, per l’Italia di questo nuovo millennio. 

E quindi siate sempre uniti, pur nelle diverse idee, siate amicizia, strumento di una amicizia per cambiare la società, siate coraggiosi come solo la gioventù sa esserlo, date anima alla nostra Comunità nazionale e passione perché i progetti si realizzano se diventano passione, se diventano fede, se diventano destino.