ANCONA – A Trieste arrivano 409 milioni, per il porto di Ancona appena 20 milioni. Doccia gelata per il riparto delle risorse, oltre due miliardi e mezzo, per i porti italiani nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Nel mezzo di una nomina mancata, quella del presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico Centrale, dopo l’uscita di Rodolfo Giampieri e il commissariamento che sarà guidato dal Comandante generale della Guardia costiera, l’ammiraglio Giovanni Pettorino, tuona il presidente delle Marche Francesco Acquaroli: “È gravissimo quello che è accaduto per l’autorità Portuale dell’Adriatico Centrale. Sono stati assegnati centinaia di milioni per tutti i porti italiani e per i nostri porti competitor sul mare Adriatico. A Trieste vanno 409 milioni, a Venezia 169, a Ravenna 165, a Brindisi 168. L’Autorità Portuale a cui fanno capo i porti di Pesaro, Ancona, San Benedetto, Pescara e Ortona, si vedrà assegnare solo 20 milioni, cioè l’equivalente di quanto è stato chiesto dall’Autorita Portuale di Ancona. È difficile ricostruire nel dettaglio quanto sia accaduto negli ultimi anni e le motivazioni precise per cui non siano state richieste risorse adeguate per i nostri porti, come invece hanno fatto praticamente tutti gli altri. È chiaro che il danno per la competitività del Porto di Ancona e dell’intero sistema portuale sarà enorme. Ora chiederemo un incontro urgente al Ministro per cercare di rimediare almeno in parte a questo disastro. Tra l’altro la Regione aveva già nei mesi scorsi chiesto investimenti dal Pnrr per i nostri porti per 200 milioni, ma in maniera informale dal ministero ci era stato risposto che non eravamo noi gli interlocutori ma solo l’Autorità Portuale. Il sistema Portuale deve essere una delle prime leve per lo sviluppo della logistica e dell’intermodalità. Purtroppo dopo questa incredibile omissione sarà veramente difficile recuperare, ma faremo il possibile. Era anche alla luce di queste esigenze che abbiamo chiesto al Ministro, come commissario, il professor Mario Baldassarri, uno dei più importanti esperti di finanziamenti europei. Ed ora, purtroppo, spero sia almeno più chiaro e palese a tutti il motivo per cui chiediamo da mesi una forte discontinuità per l’Autorità Portuale di Ancona”. 

Scrive invece Maurizio Mangialardi, capogruppo Pd in Consiglio Regionale:  “Forse Acquaroli pensava che i giochi politici romani condotti dal suo partito e da lui stesso assecondati non avessero un prezzo per le Marche? Direi che si è sbagliato parecchio e i maldestri tentativi di addossare ora le sue responsabilità ad altri sono onestamente imbarazzanti. Sono mesi che diciamo che la Regione avrebbe dovuto porre grande attenzione ai tempi e alle modalità del rinnovo della presidenza dell’Authority. Il gruppo assembleare del Partito Democratico ha presentato più interrogazioni e continuamente sollecitato un confronto vero e aperto con il territorio, nella consapevolezza che la ripartizione delle risorse stanziate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza avrebbero rappresentato un crocevia decisivo per il rilancio del porto di Ancona, praticamente la più grande realtà industriale della regione, e della rete dei porti marchigiani. Siamo stati puntualmente ignorati dalla giunta e dalla maggioranza. Ora, inevitabilmente, il conto è arrivato. Ed è salatissimo per imprese e territorio”.“Purtroppo – continua Mangialardi – i gravi danni che questa giunta di estrema destra completamente manovrata dalla Meloni sta arrecando alle Marche iniziano a essere evidenti dopo neppure un anno. E il peggio, se possibile, deve probabilmente ancora arrivare, visto che il “non” presidente Acquaroli ha fatto perfino negare ogni discussione in consiglio regionale circa i progetti da presentare nell’ambito della programmazione delle risorse previste dal Recovery Fund, limitandosi a trasmettere al governo una lenzuolata di proposte disorganiche, prive di strategia e senza una comune visione. Un’impostazione veramente dilettantesca che, dopo il settore dei porti, rischia ora di colpire anche quello della sanità”.