“Cara figlia, pensare che anche questo dolore avrà una sua fine, cosi come quello di innumerevoli persone a cui va anche peggio, mi infondono un rinnovato coraggio e speranza nel futuro”.
Così scriveva Heinrich Ramras a sua figlia quindicenne rifugiata in Inghilterra dal campo di Urbisaglia in cui era internato. Ma quella figlia lontana Ramras non la riabbracciò mai perché nel 1943 insieme ad altri 40 ebrei lasciò il campo allestito nel palazzo Giustiniani Bandini all'Abbadia di Fiastra per essere deportato ad Auschwitz dove morì nel 1944. A conservare e ricordare la sua storia a distanza di quasi 80 anni da quando quelle parole furono scritte è Giovanna Salvucci curatrice del sito internet dedicato al campo di Urbisaglia dove negli anni è riuscita a raccogliere e catalogare foto e lettere di alcune tra le 350 persone che passarono di lì.