Due storie di donne, una ragazza finita nell’immobile incertezza della pandemia e un’altra, anziana, che risiede in una casa di riposo. Sono le protagoniste di “Quel che le mani dicono”, romanzo d’esordio di Estefania Mejia Negrete, 30 anni, italo-peruviana, ora a Sassoferrato, professionista della comunicazione con già diverse esperienze alle spalle nella cooperazione internazionale ma anche all’ambasciata italiana a Lima. Il suo libro nasce proprio nel pieno della crisi pandemica, dopo essere tornata nelle Marche dopo 3 anni in Perù. 

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