Nel centro Italia del 2016 si chiamano SAE, soluzioni abitative di emergenza. Nell’Aquilano sisma 2009 li avevano chiamati e ci sono ancora i map, moduli abitativi provvisori. Il tempo nega la nomenclatura: c’è poco di provvisorio in alloggi che a distanza di quasi 13 anni ancora ospitano persone e famiglie. Qui siamo a Onna, frazione aquilana simbolo: venne rasa al suolo dalle scosse del 6 aprile. Ci sono 40 delle 309 vittime del sisma delle 3,32.
Le casette arrivarono a meno di sei mesi dal sisma, mentre sae del Centro Italia mediamente un anno e mezzo dopo. I map vennero allestiti praticamente in tutti e 56 comuni del cratere abruzzo 2009, mentre per la città dell’aquila ci fu il Progetto Case, le palazzine volute dall’allora premier Berlusconi che nell’immediato sisma diedero alloggio a 30 mila sfollati e dove ancora oggi vivono qualche migliaia di persone. Tra le pagine di questa post emergenza i terrazzini che cedono e le inchieste giudiziarie.
A Onna c’è chi ha passato più anni nel map che nell’abitazione che aveva prima, chi era bambino ed ora è un ragazzo. Chi, a distanza di quasi 13 anni, segue i lavori di un cantiere per la casa che verrà.